L’INVOLONTARIO
di Giulio Sensi
L’eccezionale normalità dei grandi gesti
Ha fatto molta notizia la storia della classe di una scuola primaria di Riccione che ha organizzato un vero e proprio piano di aiuto in emergenza per un compagno di classe di nove anni che soffre di crisi di epilessia. Dopo lo shock del primo attacco – proprio durante una lezione di alcuni mesi fa – e la diagnosi di “anomalie epilettiformi interessanti”, la maestra Elena Cecchini ha raccolto gli alunni: niente panico, basta essere organizzati. Al rientro in classe del bambino, appare un cartello appeso in classe con tutti gli incarichi di emergenza: se il compagno ha un attacco, ciascuno sa cosa fare. Un piano che serve evidentemente a molte cose: a far accettare al ragazzo il suo problema, a far superare la paura e il trauma ai compagni, a portare avanti idee mica da poco: la prevenzione della risposta alle emergenze, la cooperazione nella risposta ai problemi, la voglia di aiutare gli altri.
I giornalisti, facendo il loro mestiere, hanno enfatizzato “l’eroismo” di questi bambini. Al contrario andrebbe celebrata l’eccezionale normalità del piccolo grande gesto educativo che li vede protagonisti: non sono eroi, sono “solamente” ragazzi che vengono educati con valori che hanno il diritto di conoscere. Perché essere educati a donarsi per l’altro significa preparare i bambini ad essere cittadini responsabili.
“Se ci diamo una mano, i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno” scriveva Gianni Rodari, uno che di bambini e di favole se ne intendeva parecchio. Così i miracoli diventano normali e qualsiasi cosa accada nella loro vita questi bambini sapranno benissimo cosa fare. “Questi ragazzi -ha scritto commossa la mamma del ragazzo su facebook- stanno dando prova di un altruismo immenso. Un domani non esiteranno a dare una mano a chi incontreranno in difficoltà lungo la loro strada. È l’esempio che la scuola è davvero una palestra di vita”.