Editoriale
Di Alberto Argentoni (presidente)
Non c’è riforma dello Statuto senza il donatore al centro
Qual’é la principale ricchezza associativa? La nostra principale risorsa? È il socio donatore. Questa è la considerazione che è scaturita dalle prime riflessioni sulle modifiche da apportare al nostro Statuto associativo. Non si tratta di una risposta ovvia come qualcuno potrebbe credere. Il marchio associativo, l’organizzazione capillare e la rete di relazioni avrebbero potuto essere considerate altrettanto importanti. Invece, per i nostri dirigenti, la massima considerazione è per il socio donatore: è il giusto riconoscimento a quel milione e trecentomila soci che hanno deciso di aderire al nostro sodalizio. Lo hanno fatto per i più svariati motivi: tradizione, fiducia, condivisione, accondiscendenza, spirito di gruppo, emulazione. Qualunque sia stato il motivo, hanno acquisito il nostro massimo rispetto. Quante volte abbiamo detto: “Se lo sapessero i donatori!”
Il loro giudizio e la loro fiducia sono valutati come principale punto di riferimento. Questa attenzione mi è parsa un ottimo segnale e un preciso riferimento per l’ inizio del percorso di riforma associativo. Però non è tutto ora ciò che luccica! Nel caso del socio donatore, mi riferisco alla sua partecipazione alla vita associativa. È una delle principali preoccupazioni dei nostri dirigenti: un allontanamento dal dibattito e dalla condivisione di obiettivi e progetti rende più debole la nostra associazione. Qualche volta i dirigenti si sentono impotenti e accusano la società che è cambiata, altre volte sono poco attenti alle dinamiche di costruzione del consenso e della governance condivisa con assemblee poco più che formali e non inserite in una vita associativa soddisfacente. Dobbiamo mantenere dei canali di contatto stretti con i soci donatori, partendo dalla presenza presso le sedi di raccolta, dall’ascolto strutturato dei loro consigli e segnalazioni, dalla continuità nelle relazioni e dalla comunicazione efficace e costante. La riforma del Terzo Settore ha introdotto un maggior rigore per la rendicontazione e ci spinge alla realizzazione del bilancio sociale: sono due obblighi che ci possono aiutare a costruire percorsi di maggior condivisione tra Associazione e soci. Tutto ciò può essere un’occasione per recuperare in AVIS quella partecipazione che è il sale della democrazia e la forza della nostra solidarietà.